Gli scrocconi by Francesco Vecchi

Gli scrocconi by Francesco Vecchi

autore:Francesco Vecchi [Vecchi, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2021-01-28T12:00:00+00:00


A Milano c’è una vecchia trattoria nella quale sanno ancora fare la cervella fritta come si deve. Ci vado spesso perché ne vado pazzo. Il figlio del titolare è un ragazzo simpatico e brillante. Ascoltarlo è un piacere: quando toccherà a lui gestire il ristorante, dovrà fare i conti con la foto del padre, del nonno e del bisnonno, incorniciate sulle pareti. Ormai sono alla quarta generazione e il ristorante, Covid a parte, è sempre andato alla grande: cucina milanese con un’eco di piemontesità.

Chiacchierando con lui, capisco dove il meccanismo del reddito di cittadinanza ha totalmente fallito.

«Qui abbiamo bisogno di camerieri ma non troviamo nessuno. Sono anche andato al centro per l’impiego a chiedere se ci fosse qualcuno con il reddito che volesse venire a lavorare da noi.»

«E che ti hanno detto?»

«Ma niente, è un casino. Non è come un’agenzia del lavoro o come una bacheca su internet che puoi vedere i curriculum e poi scegliere… No, là devi compilare chili e chili di scartoffie per dire di che cosa hai bisogno. Poi il candidato te lo mandano loro: se va bene lo prendi, se no ne richiedi un altro e ricominci. Ma ogni volta è una gran perdita di tempo.»

«Però uno te l’hanno mandato, o no?»

«Sì, non ne parliamo. Ho detto: mai più al centro per l’impiego. Cerco ancora alla maniera tradizionale: sento se qualcuno conosce qualcuno che conosce qualcuno…»

La falla è stata lì. Non si è riuscita a chiudere, o forse non lo si è voluto fare. Nessun imprenditore chiede aiuto agli uffici di collocamento. Quella parte è rimasta lettera morta, quando invece sarebbe stata una componente fondamentale nel meccanismo del reddito di cittadinanza. Se i datori di lavoro si rivolgessero ai centri per l’impiego, anche i controlli sarebbero più facili. Al percettore di reddito arriverebbero più offerte e se le rifiutasse, perderebbe il diritto all’assegno. Gli scansafatiche sarebbero stanati, i lavoratori in nero magari troverebbero un contratto regolare, i volenterosi sarebbero premiati e non frustrati come quelli che hanno aspettato invano anche solo una telefonata dal loro navigator.

Del milione di posti di lavoro in questo momento vacanti ai centri per l’impiego non sanno nulla. Così come non sanno nulla di tutti quei furbi che chiedono di non registrare il contratto per non perdere il diritto all’assegno. E che ne sanno di quelli che proprio in questo momento stanno dicendo no a un posto di lavoro, magari perché tocca lavorare il weekend, oppure perché non ci si può andare a piedi? Si sono segnati il loro nome e cognome o tutto questo passa senza lasciare traccia nei loro registri?

I più emarginati, i più estranei al mercato del lavoro sembrano essere proprio i centri per l’impiego. Gli imprenditori non li utilizzano e chi cerca lavoro se ne serve solo per le pratiche burocratiche che consentono di percepire i sussidi, non certo per trovare realmente un impiego. Di quello che avviene nella realtà, in quegli uffici polverosi non c’è traccia. Là sono tutti fermi nella loro rassicurante convinzione: non c’è lavoro.



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